Mia figlia è sotto choc, non dorme più

Articolo della Tribuna di Treviso di mercoledì 14 settembre 2016 di Diego Bortolotto (www.tribunatreviso.it)

Parla la mamma dell’adolescente pestata per un ragazzo conteso: “Dopo le minacce sul web le ho detto: spegni Internet”

“E’ stato un vero atto di bullismo. In questi giorni mia figlia è ancora scossa e deve prendere delle gocce perché altrimenti non dorme. Un ragazzo che mette le mani addosso ad una ragazza non è una stupidaggine, proprio no”: cosi si sfoga la mamma della sedicenne di Ponte della Priula aggredita domenica pomeriggio in via Tempio Votivo. Il commissariato di polizia ha subito identificato i protagonisti della zuffa. È stato escluso che il pestaggio sia stato organizzato da un gruppo di persone, rimane la gravità di un’aggressione per strada.

Al momento non sono state fatte denunce perché, essendo le lesioni giudicate guaribili in un periodo inferiore ai 20 giorni, la querela va formalizzata dalla parte offesa. In questo caso, essendo minorenne, da parte dei genitori, che ci stanno ancora pensando. “Una ragazza e un ragazzo le hanno messo le mani addosso, siamo già andati dalla polizia e ora vedremo cosa fare”, spiega la mamma della giovane assalita, “mia figlia non ha riportato ferite gravi, ma ha sbattuto la testa perché è stata buttata per terra e trascinata. Ora sta un po’ meglio. È successo per una stupidaggine, aggiunge la mamma, “i due aggressori li conosce, ma non fanno parte della sua

compagnia. La ragazza l’ha presa per i capelli, quando è intervenuto il ragazzo mia figlia ha alzato una gamba per difendersi, lui le ha preso la gamba e l’ha fatta cadere per terra. Lei ha sbattuto la testa ed è stata trascinata per un metro. Poi loro sono scappati e altre persone sono intervenute in suo aiuto”. Alla base dell’aggressione ci sarebbero motivi di gelosia: un ragazzo conteso. Il ragazzo intervenuto tra le due contendenti ha dichiarato che voleva fare da paciere. La studentessa dopo l’aggressione è fuggita ed è finita a terra davanti alla scuola materna. Lì sono intervenuti l’ambulanza e una volante della polizia. La sedicenne, giovedì 9 settembre alle ore 15.01, aveva ricevuto un messaggio minatorio su “Askfm”, il social degli adolescenti: “Stai lontana da S., lo voglio già io e mi è arrivata voce che gli giri attorno, beh ío ti ho avvertita”, era stata la minaccia anonima. Dopo quanto avvenuto domenica, la madre le ha consigliato di evitate internet e chat “Le ho detto: spegni tutto e non ascoltare nessuno”.

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L’intervista alla dott.ssa Sara Monte, psicologa che collabora con l’Associazione ‘Protetti in Rete – accompagnare i figli all’uso responsabile della Rete” pubblicata sulla Tribuna di Treviso di mercoledì 14 settembre 2016 di Andrea De Polo (www.tribunatreviso.it)

“Giovani e Rete, non sottovalutare i rischi”

Insulti e domande maliziose su Ask, ricatti (anche a sfondo sessuale) su Whatsapp, foto compromettenti su Facebook ai danni soprattutto, delle ragazze più giovani. Ne ha sentite dì tutti i colori Sara Monte, psicologa coneglianese, durante gli incontri del progetto “Protetti in Rete”, che da qualche anno porta avanti grazie all’Associazione Protetti in Rete e al Comune di Conegliano. Le minacce, per fortuna, di solito rimangono nell’etere del web, ma quando diventano tristemente reali, come nel caso di Susegana, sia i genitori che i figli si fanno delle domande. “Purtroppo le minacce sono frequenti e non toccano soltanto gli adolescenti” spiega la psicologa “i casi che sfociano nella cronaca vera e propria sono pochissimi, ma bisogna fare attenzione perché non si verifichino le condizioni di rischio”. E quali sono, quindi, i rischi di cui deve essere consapevole un ragazzo ogni volta che accede al suo profilo su un social? “Non avere la competenza e la “malizia” per cogliere la minaccia vera dietro le mere parole che vengono scritte. Gli adolescenti si mostrano spavaldi ma sono ancora molto acerbi su certi aspetti, la loro è una fase a metà tra il bambino e il mondo adulto. Gli errori sono fondamentali e devono essere fatti, è capitato a tutti di cadere nei tranello di qualcuno più furbo, ma una volta il rischio nella vita reale era più limitato. Col mondo virtuale invece non si sa con chi abbiamo a che fare, è difficile anche identificare direttamente le persone con cui interagiamo”. La soluzione c’è. E si trova fra le mura domestiche. “Negli interventi di “Protetti in rete” ci rivolgiamo sia ai ragazzi che ai loro genitori” spiega la psicologa “i quali a loro volta sono spesso impreparati sugli strumenti che hanno davanti. Ogni problema, però, si supera con il dialogo. Se qualche ragazzo ha il minimo dubbio che una minaccia sia reale, deve appoggiarsi a un adulto, in grado di capire la reale portata dell’accaduto. Nei nostri incontri abbiamo fatto compilare questionari anonimi a oltre 1000 adolescenti, e ci ha sorpreso che siano loro stessi a chiedere e cercare la presenza degli adulti per poter navigare più tranquilli in rete”.

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